– Sono 10 i costi “occulti” denunciati all’Antitrust dopo il cambiamento della fatturazione a 28 giorni. Si tratta dei servizi per richiamare l’utente, quelli di segreteria telefonica, i piani tariffari base, i “costi di incasso” e gli “altri costi”, le offerte all inclusive, gli antivirus, le chiamate per controllare il credito residuo, il servizio tethering, le penali per il recesso e i costi di attivazione. La notizia non stupisce, visto che da anni l’Agcom è subissata da segnalazioni e reclami nei confronti delle grandi compagnie telefoniche per pratiche commerciali scorrette. Ciò che stupisce è piuttosto la condotta imperterrita di TIM, WIND, FASTWEB, TRE E VODAFONE, che preferiscono pagare multe salatissime all’Agcom piuttosto che attenersi alle regole e fidelizzare la propria clientela. Sarebbe sufficiente un team di avvocati esperti in contratti telefonici e tutela del consumatore per risolvere il problema dei contratti “poco trasparenti”. Nel frattempo non resta che difendersi.
Costi occulti in bolletta: la vicenda
Costi addebitati in modalità poco trasparenti. Il disastro nasce dal passaggio delle bollette da 28 a 30 giorni con aumenti. Dopo l’eco mediatica di questa azione, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) il 15 marzo 2018 ha pubblicato un comunicato stampa del seguente tenore: “Con riferimento ad alcuni articoli apparsi sui mezzi d’informazione relativamente alle ulteriori diffide notificate agli operatori di telefonia fissa, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni precisa quanto segue. Nelle delibere assunte (112, 113, 114, 155/18/CONS) e pubblicate sul proprio sito web viene chiaramente indicato che la decorrenza delle fatture emesse dopo il ripristino della cadenza mensile dovrà essere posticipata di un numero di giorni corrispondente a quelli indebitamente erosi a causa del passaggio alla fatturazione a 28 giorni, a partire dal 23 giugno 2017, ovvero dalla data successiva di sottoscrizione del contratto. Non risponde dunque alla decisione adottata dal Consiglio dell’Autorità quanto riportato da alcuni organi di stampa, secondo cui esisterebbe un limite massimo di 15 giorni per il reintegro spettante agli utenti. Restano ovviamente impregiudicati i rimborsi, su cui dovrà pronunciarsi il TAR del Lazio, spettanti a quegli utenti che risulteranno aver cambiato operatore successivamente alla predetta data del 23 giugno 2017”.
Costi occulti: quali sono?
I 10 costi addebitati ingiustamente agli utenti della telefonia mobile sono “apparentemente” esigui, al limite del “ridicolo”, se non fosse per la legge dei numeri. E’ sufficiente fermarsi un attimo a riflettere sul fatto che tutti oggi possiedono uno o più cellulari o smartphone per comprendere l’importanza delle cifre di cui stiamo parlando. Ma quali sono questi costi che provocano tanto fastidio ai consumatori ignari? Eccoli:
servizi per richiamare l’utente
servizi di segreteria telefonica
piani tariffari base
costi di incasso o costi variazione
offerte all inclusive
antivirus
controllo credito residuo
costi del servizio tethering
penali per il recesso
costi di attivazione
Detto questo vediamo ora di analizzarli singolarmente per capire meglio come difendersi.
Servizio notifica chiamate ricevute Si tratta del servizio che informa l’utente che qualcuno l’ha chiamato, ma non è riuscito a contattarlo. A differenza di quanto taciuto dalle compagnie telefoniche, si tratta di un servizio a pagamento. Ecco quanto costa:
VODAFONE: € 0,12 al giorno se utilizzato;
WIND € 0,19 a settimana;
TRE € 1,50 al mese;
TIM € 1,90 bimestralmente.
Servizio di segreteria telefonica Stesso discorso per il servizio di segreteria telefonica per il quale:
TRE fa pagare € 0,20 a chiamata anche se il messaggio non viene ascoltato;
TIM applica costi diversi in base al piano tariffario;
VODAFONE chiede € 1,50 al giorno, solo se utilizzato, per ogni chiamata ascoltata e per la personalizzazione delle impostazioni.
Tariffe base I piani tariffari di base di TIM, VODAFONE E WIND prevedono il costo di circa € 0,50 centesimi a settimana. Particolarmente furba la pratica di TIM, che attiva la tariffa “TIM Base” gratuitamente per i primi 30 giorni ogni volta che si attiva una promozione, prevedendo per la disattivazione un costo di € 3,00. In sostanza si deve pagare per disattivare un servizio non richiesto e di cui nessuno fornisce informazioni adeguate.
Costi d’incasso o altri costi L’utilizzo volutamente generico e decisamente poco trasparente di queste voci non aiuta l’utente consumatore a comprendere in che cosa consistono questi esborsi. Insomma un mistero ancora tutto da scoprire.
Tutto incluso La strategia più markettara delle compagnie telefoniche riguarda però la formula “tutto incluso”. La formula “all inclusive” è infatti la più utilizzata per ingolosire il cliente, a cui viene taciuta la presenza di costi aggiuntivi che quindi è costretto a sostenere nella più totale inconsapevolezza.
Credito residuo Il servizio che consente all’utente di conoscere il credito residuo è uno dei più utilizzati. Tutti gli operatori lo offrono gratuitamente, tranne VODAFONE, che richiede € 0,40 per ogni telefonata al numero dedicato. Condotta ancor più contraddittoria se si pensa che, per lo stesso servizio, su app o sul sito non si paga nulla.
Antivirus a pagamento Si tratta in questo caso del servizio antivirus di VODAFONE “Rete sicura”, il cui costo e funzionamento non viene reso noto agli utenti, se non nel momento in cui si vedono addebitare il costo. Inserito nel momento in cui viene attivata la sim, l’antivirus è gratuito per i primi 3 rinnovi, poi si paga € 1 ogni 4 settimane.
Servizio tethering Anche in questo caso si parla di VODAFONE, che non informa il cliente del fatto che il servizio di navigazione in modalità hotspot comporta un costo aggiuntivo. Per questa condotta la compagnia è stata diffidata anche dall’Agcom.
Penali in caso di recesso La regola prevede che, se l’utente recede prima della scadenza del contratto perché non accetta le modifiche contrattuali proposte dal gestore, nulla è dovuto. Ignorando completamente questa regola, TIM, WIND, TRE E VODAFONE applicano costi variabili in caso di recesso.
Costi di attivazione nei punti vendita Una pratica curiosa, è infine quella di far pagare il costo di attivazione della sim se l’utente si reca fisicamente in un centro TIM, WIND, TRE, VODAFONE E FASTWEB, quando per quella online non è richiesto alcunché.
Costi occulti cellulare, come difendersi.
Per sostenere l’azione dell’associazione si può aderire all’invito che l’Unione nazionale consumatori ha rivolto ai clienti delle compagnie telefoniche interessate, di rendere pubbliche sui social network le proprie esperienze negative utilizzando l’hashtag #costinascosti.
Per chi invece desidera portare all’attenzione dell’Agcom o dell’Antistrust, un sopruso subito dalla propria compagnia telefonica in relazione a costi nascosti o a pratiche commerciali scorrette, può:
rivolgersi a Cittadinanzattiva Abruzzo che , con propri specialisti, assiste gratuitamente gli utenti che hanno motivo di contestare gli importi in bolletta, attraverso idonee conciliazioni al Co.Re.Com. Abruzzo.
Dott. Aldo Cerulli Segretario Regionale Cittadinanzattiva Abruzzo