TRA ATTESE E COSTI IL FUTURO DELLA SALUTE IN GIOCO
A Roma, l’11 dicembre, presso l’Università Pontificia Gregoriana di piazza della Pilotta, Cittadinanzattiva ha presentato il XXI Rapporto Pit Salute dal titolo “ Tra attese e costi il futuro della salute in gioco”.
In rappresentanza dell’Abruzzo sono intervenuti Angela Bottalico e Lucio Pulini.
Tra le molte autorità erano anche presenti ed hanno preso la parola il Dott. Armando Bartolazzi Sottosegretario di Stato del Ministero della Salute, il Dott. Andrea Urbani Direttore Generale della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute ed inoltre il Dott. Tonino Aceti Coordinatore Nazionale del Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva, la Dott.ssa Anna Lisa Mandorino Vice Segretaria Generale di Cittadinanzattiva.
Il Rapporto ha evidenziato il tenore delle segnalazioni, raccolte in tutta Italia da parte degli utenti nelle sedi di Cittadinanzattiva TDM, polemiche nei riguardi del Sistema Sanitario Nazionale. Le segnalazioni sono state raggruppate in dieci ambiti e cioè:
a) Ticket per esami diagnostici e visite specialistiche
b) Farmaci
c) Prestazioni intramoenia
d) Degenze in residenze sanitarie assistite
e) Carenza nell’assistenza protesica e integrativa
f) Mobilità sanitaria
g) Ticket pronto soccorso
h) Mancata esenzione farmaceutica e diagnostica per alcune patologie rare
i) Visite domiciliari
j) Duplicazione cartelle sanitarie
Il tema più segnalato è quello relativo al costo dei ticket per esami diagnostici e visite specialistiche: l’accesso alle visite e agli esami è, per molti cittadini, ancora un problema soprattutto per chi non ha facilitazioni economiche quali esenzioni o coperture private.
E’ stato poi rilevato che l’accesso ai servizi può dunque trasformarsi in una operazione complessa sia per i tempi che per i costi, e, quando sono questi ultimi a dettare le condizioni per l’ottenimento di una visita o un esame, si crea una pericolosa discriminazione all’interno della quale non è più il meccanismo dell’appropriatezza a disciplinare l’erogazione delle prestazioni in rapporto alle condizioni e esigenze, ma la disponibilità economica. A seconda dell’ambito (ospedaliero-residenziale-domestico) in cui tali differenziazioni si verificano si può avere una iniziale posticipazione dell’accesso tramite il servizio pubblico, una sostituzione del soggetto erogatore con il servizio intramoenia o con i vari privati, oppure una completa rinuncia per motivi di indisponibilità economica. La gestione del sistema dovrebbe puntare ad una ricognizione costante degli standard e della qualità effettivamente erogata nel territorio, per assicurare una diffusione uniforme dell’assistenza e della presa in carico, mirando a ridurre gli abusi di accesso e di prescrizione (concausa dell’aumento dei costi di gestione e dei tempi di erogazione) e rintracciando nuove risorse da impiegare in un quadro di miglioramento delle strutture e delle tecnologie di diagnosi e cura.
Il Dott. Andrea Urbani, direttore generale della programmazione sanitaria, rileva che i LEA non sono uguali in tutte le regioni in termini di accesso. Secondo lui non è un problema economico (perché tutte le regioni hanno fondi) ma un problema amministrativo. Manca, in questi casi, la capacità manageriale e amministrativa riguardo a liste di attesa, macchinari non utilizzati, mancata assunzione del personale…… Spesso poi il CUP non è centralizzato.
Un problema è costituito anche dal numero eccessivo e non giustificabile di esenzioni e dalla scarsa diffusione dei farmaci equivalenti e biocompatibili.
Il Dott. Armando Bartolazzi, sottosegretario alla sanità, sostiene che bisogna cambiare la governance degli ospedali creando dei centri di eccellenza per le varie specialistiche a cui indirizzare il paziente e mettere in rete gli ospedali con la stessa mission con a capo l’HUB (ospedale centrale) e potenziare nel contempo la medicina del territorio (esempio ambulatorio al posto del pronto soccorso, case della salute). Ciò consentirebbe anche di abbattere le liste di attesa . É importante poi la verifica sull’operato dei primari che devono essere assunti mediante commissioni formate esclusivamente da medici estromettendo così totalmente la politica dalla gestione dei problemi sanitari degli ospedali.
Angela Bottalico e Lucio Pulini